La civiltà del primo cinquantennio del
secolo scorso, era prevalentemente contadina, in seguito
industriale, grazie al continuo miglioramento delle condizioni di
vita, il reddito degli italiani è aumentato, e le malattie di
carenza alimentare sono diminuite. A fine secolo scorso questo
progressivo mutamento delle abitudini alimentari, hanno portato un
notevole avvicinamento ai modi e consumi dei popoli anglosassoni.
All'inizio secolo avevamo una situazione alimentare povera in
calorie, cioè di prodotti d'origine animali, mentre a fine secolo e
tuttora la nostra dieta è accedente in calorie e alimenti d'origine
animale.
Anche se la dieta anglosassone ha eliminato le malattie di carenza
alimentare, ne ha portate di nuove, in Italia ma non solo, sono
aumentate le malattie metaboliche quali l'ipercolesterolemia e l'aterosclerosi
o malattie cardiovascolari a lei correlata, sono la causa maggiore
di morte in Italia e nei paesi industrializzati.
Dati istat del 1978 hanno rilevato che prevalentemente le cause di
morte in italia è di circa il 50%, le malattie dell'apparato
cardiovascolare e spesso l'aterosclerosi e la causa prima.
Recenti indagini rilevate dall'Istituto Nazionale della Nutrizione,
indicano come modello alimentare, il modello Italiano, risulterebbe
il più equilibrato, infatti molti nutrizionisti di tutto il mondo
hanno imitato il modello nostro, chiamandola dieta "mediterranea".
Secondo gli studiosi la regola giusta dell'apporto giornaliero di
proteine, grassi e carboidrati, a inizio secolo scorso erano
ottimali, prevalentemente di cereali e legumi, quindi un rapporto di
carboidrati che arrivava al 60-65% delle calorie. La quota proteica
era soddisfacente sia per le proteine vegetali che animali arrivando
al 12%, mentre la quota dei grassi era tra i 22-25%, ed era
rappresentata prevalentemente dall'olio d'oliva.
La dieta anglosassone dei paesi del Nord Europa e america, i
rapporti sono decisamente diversi, i carboidrati 40%, le proteine il
20%, ma sono i grassi la parte consistente di questa dieta il 40%,
dati ultimi questo numero è progressivamente aumentato.
Anche noi stiamo andando ad un ulteriore aumento dell'apporto dei
grassi, lasciando la situazione ottimale degli anni cinquanta, anche
l'aumento del peso corporeo, questo grazie anche al poco movimento
fisico, i grassi sono aumentati dal 22% al 33% delle calorie.
Abbiamo aumentato il consumo dell'olio, ma l'olio d'oliva non
produce l'aumento del colesterolo, mentre il consumo di grassi
animali e formaggi aumentano il livello del colesterolo.
Studi sulla mortalità sono iniziati nel 1960 e fu controllato per
dieci anni il comportamento della colesterolemia e delle malattie
cardiovascolari. Il risultato indica l'esistenza di un rapporto tra
incidenza d'infarto e i livelli di colesterolemia.
Uno studi delle Sette nazioni, ha preso come esempio la grecia e
l'Italia meridionale, osservando che l'incidenza dell'infarto erano
più basse rispetto ad altre nazioni. Si ritiene anche che l'olio
d'oliva abbia virtù terapeutiche e nutrizionali, infatti oltre ad
aiutare a combattere la ipercolesterolemia, un uso frequente aiuta
nella digestione, il grasso viene rilasciato più rapido nello
stomaco. Inoltre facilità la progressione e l'espulsione di
materiale fecale e sembra dimostrata una sia azione protettiva nei
confronti del tumore del colon, malattia in forte aumento nei paesi
occidentali.
Per una maggiore azione terapeutica dell'olio d'oliva, deve essere
consumato a crudo, poiché ad alte temperature altera i suoi
principi.
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